Maria Fede Caproni - by Gregory Alegi
È mancata il 5 novembre 2017 la contessa Maria Fede Caproni.
Se la sua vita fosse un film, il titolo sarebbe forse La donna che sussurrava agli aeroplani. Ma sarebbe riduttivo, perché la sua passione travolgente si estendeva a ogni aspetto e forma di volo, dalle mongolfiere all’aerofilatelia, dagli aerei storici alle donne aviatrici.
La comunità aeronautica ne ricambiò l’affetto con altrettanta intensità, conferendole il ruolo, mai conteso, di madrina e patrona di tutto ciò che vola. Senza bisogno di quote rosa, la accolse di volta in volta nella commissione educazione della Federazione Aeronautica Internazionale, nei probiviri dell’Aero Club d’Italia, nel consiglio dell’AIAD e dei Pionieri dell’Aeronautica, dei quali era anche presidente onorario.
In un mondo maschile, incentrato sulla tecnica, i suoi racconti portavano una sensibilità tutta femminile alle persone e al dietro le quinte. Conversatrice affascinante, sapeva catturare l’attenzione di capi di Stato Maggiore, piloti e artisti. Questo le consentì di portare a termine imprese incredibili per un singolo che aveva solo la forza di un nome prestigioso e una volontà incrollabile. Basti, per tutti, il riconoscimento del principe ereditario saudita, sotto gli occhi sbigottiti della sua scorta cerimoniale durante l’inaugurazione del museo aeronautico di Riyadh, il cui pezzo più pregiato è un biplano Caproni Ca.100.
Da sempre vicina alle attività di Giancarlo Zanardo, in particolare per il contributo a riportare in vita aerei della sua tradizione di famiglia come Ca.1, Ca.100 e Ca.3, sostenne con passione la Fondazione Jonathan, che anche per questo volle dedicare a suo padre Gianni Caproni l’hangar Bessonneau sul campo di Nervesa della Battaglia.
Benché da qualche tempo le sue presenze si fossero fatte più rare, continuò sempre a seguire, benedire (e maledire, quando l’istinto glielo suggeriva) e commentare il suo mondo. Chi le telefonava riceveva quasi sempre un invito al suo salotto, dal quale invariabilmente usciva ricco di informazioni e spunti di ricerca. Nel solco del mecenatismo della famiglia, ogni 9 maggio, suo compleanno, organizzava mostre con artisti contemporanei.
L’Aeronautica Militare le dedicò un libro-intervista, Senza cozzar dirocco, che il pubblico apprezzò più di lei, alla cui esuberanza andavano stretti i limiti fisici, fossero pure quelli di un volume celebrativo. Dal canto suo, nell’ultimo periodo promosse opere di valore sull’archivio del marito Pietro Armani e sui brevetti del padre.
Mancherà a tutti, e non solo ai molti che le devono eterna gratitudine per i tanti sogni condivisi e tanto spesso anche realizzati.
Gregory Alegi