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Hangar Bessoneau Tipo H

  • Sabato, 04 Maggio 2013 19:42
  • Scritto da

Gli aerei storici della Fondazione Jonathan Collection sono ospitati in un hangar Bessonneau della Prima Guerra Mondiale. 

Si tratta di uno dei più tipici esempi di architettura aeroportuale dei primordi dell’aviazione e probabilmente dell’unico esemplare originale al mondo ancora utilizzato per scopi aeronautici. 

È riconosciuto come bene di interesse storico-culturale dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

Gli hangar Bessonneau

Il Bessonneau è un hangar modulare, trasportabile, costituito da capriate e piedritti in legno e rivestimento in tela, con varii tipi di montanti esterni di controventatura. La struttura poteva essere montata in 48 ore da una squadra di 60 persone.

Il progetto è del francese Julien Bessonneau (1842-1916) e la prima installazione documentata risale al 1912, sul campo di Etampes. L’elemento base era costituito da una capriata in quattro pezzi della lunghezza complessiva di 20 metri. L’interasse tra le capriate era di 4 metri. La configurazione standard prevedeva 10 capriate. Variando il numero di baie si potevano adattare le dimensioni a quelle degli aeroplani o del luogo di montaggio.

Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale il Bessonneau divenne uno degli hangar più utilizzati dai paesi dell’Intesa. La diffusione pressoché universale ne rese la sagoma un elemento tipico del paesaggio aeronautico dell’epoca, presente in innumerevoli fotografie anche in località remote o esotiche quali Corfu (1915), Dar es Salaam (Tanzania, 1917) e Canada (1920).

Tra i maggiori utilizzatori degli hangar Bessonneau vi fu la Gran Bretagna, in una molteplicità di impieghi in configurazioni a 6, 9 e persino 12 baie. I reparti britannici impiegati sul fronte italiano portarono con sé i propri Bessonneau sui campi di Fossalunga, Istrana e Villaverla/Thiene.

La sostituzione con il nuovo tipo Bellman iniziò nel 1936, ma i vecchi Bessonneau restarono in uso per tutta la seconda guerra mondiale quando ospitarono tra l’altro le Civilian Repair Units addette alla riparazione dei caccia durante la battaglia d’Inghilterra. 

Anche dopo il secondo conflitto i Bessonneau rimasero sufficientemente diffusi da giustificare l’aggiornamento dei manuali sino al 1958 almeno e l’esistenza di un reparto dedicato al supporto di questi hangar, la Maintenance Unit 30 di Sealand, che effettuava tra l’altro la manutenzione semestrale di tutti i Bessoneau della RAF. La No. 30 MU chiuse nel 1988, portando alla decisione di eliminarli definitivamente.

Il Bessonneau in Italia

L’uso del Bessoneau in Italia è attestato a partire almeno dal 1916, in parallelo con il tipo Aviazione, di concezione nazionale, dal quale differiva sostanzialmente per la forma delle capriate.

Il numero dei Bessoneau utilizzati in Italia non è conosciuto, ma le fotografie mostrano un’ampia diffusione presso basi di aerei terrestri e di idrovolanti. Alcuni furono inviati anche in colonia: uno è testimoniato nel 1921 sul campo somalo di Omargergeb, vicino Mogadiscio. L’uso continuò per tutta la prima metà degli anni Venti.

Il nostro Bessonneau

La Fondazione Jonathan Collection dispone sul campo di Nervesa della Battaglia di Bessoneau Type H nella configurazione a 9 baie (10 capriate), di produzione britannica, acquistato nell’estate 2009 presso il Midland Warplane Museum (MWM). 

Nel 1992 l’hangar si trovava sull’aeroporto di Wethersfield, nell’Essex, ed era utilizzato dal No. 614 Volunteer Gliding Squadron dell’Air Training Corps per il ricovero dei propri alianti. Durante lo smontaggio a Wethersfield, su alcuni pezzi emersero le date 1940 e 1954, probabilmente indicanti interventi di manutenzione o riparazione. Secondo Chris Evans del MWM, il No. 614 VGS gli riferì che l’hangar proveniva “da Cipro” (verosimilmente la base RAF di Akrotiri), dalla quale era stato trasportato per via aerea con un C-130 Hercules. Al momento non sono note le date di presenza a Cipro e l’uso precedente.

In attesa di poter rimontare l’hangar, il MWM lo accantonò sull’aviosuperficie di Charity Farm, a Baxterley, nei pressi di Coventry. Nel 2009, di fronte alla difficoltà di reperire un luogo idoneo per il rimontaggio, il MWM decise di cederlo pubblicizzandolo su Ebay. 

La segnalazione giunse sino a Giancarlo Zanardo che ne decise subito l’acquisto nell’ambito del progetto Jonathan Collection. Durante l’ispezione la struttura appariva coperta da vasti rovi ma in buone condizioni generali di conservazione. 

Trasportato in Italia nell’ottobre 2010 con due autoarticolati, nei mesi successivi fu restaurato e rimontato a Nervesa.  La struttura è stata recuperata al 70%. Il rivestimento in tela, risalente agli anni Sessanta e oramai marcio per il lungo accantonamento all’aperto, è stato sostituito con uno moderno.

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Motore TURBOMECA TURMO III D.6 (C. 1960)

  • Sabato, 04 Maggio 2013 19:40
  • Scritto da

Informazioni generali

Turbomotore a turbina libera, con uscita di potenza sulla parte posteriore, progettato e sviluppato a partire dal 1959 per uso elicotteristico dall’ufficio tecnico guidato da Joseph Szydlowski. Il nome Turmo significa “Turbine Motrice”.

La famiglia Turmo è stata costruita in circa 2.600 esemplari fino al 1995, senza contare i derivati per uso terrestre e navale.

Le versioni Turmo II, IIIC, III C4 e IVC furono costruite per gli elicotteri medi Sud-Aviation Frelon, SA321 Super Frelon e SA 330 Puma con potenze cresciute sino a 1580 CV-albero. Installata sulla Renault Étoile Filante, la versione Turmo I stabilì un primato mondiale di velocità per automobili.

La versione III D da 1.500 cavalli-albero presente in collezione fu sviluppata per il quadrimotore da trasporto a decollo corto Bréguet 941 con ala soffiata, costruito in quattro soli esemplari. È pertanto la più rara di una famiglia costruita in larga serie.

 

Storia dell’esemplare

Il propulsore è stato costruito in Francia nel giugno 1967. È stato acquisito alcuni anni fa probabilmente presso un demolitore e non è stato sottoposto ad alcun intervento di restauro.

È dotato di cavalletto per esposizione.

 

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Motore LYCOMING O-435A (1941)

  • Sabato, 04 Maggio 2013 19:38
  • Scritto da

Informazioni generali

Motore alternativo a 6 cilindri in linea contrapposti, con una potenza di 190-250 CV nelle varie versioni, progettato nel 1941 da S. K. Hoffman per la AVCO Lycoming derivandolo dai precedenti 4 cilindri O-290. 

Nella nomenclatura militare americana la sigla O-435 indica la disposizione dei cilindri (O per “Horizontal”) e la cilindrata (435 pollici cubici, pari a circa 7 litri). Fu prodotto su licenza in Italia dalla Piaggio.

La versione originale fu prodotta negli Stati Uniti in larghissima serie, prima per gli aerei leggeri da osservazione Stinson L-5 e poi per gli elicotteri della famiglia Bell 47 (versioni con prefisso VO, indicante il montaggio in posizione verticale). Fu soprattutto questo secondo a garantirne la produzione per oltre 40 anni.

In Italia è stato installato sugli addestratori Macchi M.416, Piaggio P.148 e P.149, ma soprattutto sugli elicotteri Agusta-Bell AB.47G.

 

Storia dell’esemplare 

Il motore è stato costruito su licenza dalla Piaggio di Genova nel luglio 1956 ed ha completato l’ultima revisione il 2 marzo 1971.

È stato donato da Marcello Benincà e proviene probabilmente da un Macchi M.416.

È stato sottoposto a restauro statico a scopo espositivo su apposito cavalletto.

 

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Motore DE HAVILLAND GIPSY SIX/QUEEN (1935)

  • Sabato, 04 Maggio 2013 19:36
  • Scritto da

Informazioni generali

Motore alternativo a 6 cilindri in linea invertiti, con una potenza di 185-225 CV nelle varie versioni, progettato nel 1935 da Frank B. Halford per la De Havilland come derivato del Gipsy Major. Fu prodotto su licenza in Italia dall’Alfa Romeo.

Le versioni civili iniziali erano note come Gipsy Six per il mercato civile (circa 1.150 esemplari) e Gipsy Queen per quello militare (circa 5.000). Fu impiegato sul celebre bimotore da corsa DH.88 Comet e, in larga serie, sugli aerei di linea DH.89 Dragon Rapide (oltre 730 esemplari), DH.104 Dove (542) e DH.114 Heron (150) e sul quadriposto da addestramento e turismo Percival Proctor (oltre 1.100).

A partire dal 1936 fu costruito in Italia su licenza in serie dall’Alfa Romeo come Alfa 115, anche nelle versioni perfezionate Bis (1940) e Ter (1948), per un totale di oltre 1.500 di esemplari. Le differenze rispetto alla produzione originale inglese comprendono gli accessori italiani.

Fu costruito in Italia su licenza in larga serie dall’Alfa Romeo come Alfa 115, installato su aerei quali Nardi FN.305, Caproni Ca.164 e Ca.309 e, nel dopoguerra, Fiat G.46 e  SAI Ambrosini S.7.

 

Storia dell’esemplare

Il Gipsy Queen è stato recuperato nella zona di Fano verso la fine degli anni Novanta, dove negli anni Settanta era segnalato, esposto in un giardino in cattive condizioni, un Percival Proctor V, dotato appunto di Gipsy Queen.

È stato sottoposto a restauro statico a scopo espositivo su apposito cavalletto. 

 

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Motore ALFA ROMEO 110 (1932)

  • Sabato, 04 Maggio 2013 19:33
  • Scritto da

Informazioni generali

Motore alternativo a 4 cilindri in linea invertiti, con una potenza di 120-145 CV nelle varie versioni, progettato nel 1932 da Frank B. Halford per la De Havilland con il nome di Gipsy Major. Fu prodotto su licenza in Italia dall’Alfa Romeo.

La versione originale fu prodotta in Gran Bretagna a partire dal 1932 in 14.615 esemplari installati su addestratori e aerei da turismo quali principalmente il De Havilland DH.82 Tiger Moth (circa 8.900 esemplari prodotti, compreso l’I-GATO di Giancarlo Zanardo) e DHC-1 Chipmunk (1.300).

A partire dal 1936 fu costruito in Italia su licenza in serie dall’Alfa Romeo come Alfa 110, anche nelle versioni perfezionate Bis (1938) e Ter (1948), per un totale di alcune centinaia di esemplari. Le differenze rispetto alla produzione originale inglese comprendono le teste in alluminio anziché in bronzo e gli accessori italiani.

L’Alfa 110 fu installato su aerei prodotti in serie quali Saiman 202M, CANSA C.5 e SAI Ambrosini 1001 Grifo, più numerosi prototipi.

 

Storia dell’esemplare

Il motore è completo del cassone di trasporto originale.

Non si hanno dati sul suo uso precedente.

 

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Spad XIII R (1917)

  • Sabato, 04 Maggio 2013 19:20
  • Scritto da

Informazioni generali

I biplani francesi Spad VII e XIII furono i più famosi caccia usati dall’Intesa durante la Prima guerra mondiale, in parte perché utilizzati da grandi assi quali Francesco Baracca (Italia, 34 vittorie), Georges Guynemer (Francia, 53) e Eddie Rickenbacker (USA, 26).

Di struttura convenzionale in legno con rivestimento in tela, il caccia nacque attorno al motore Hispano-Suiza da 140 CV. Il prototipo Spad V volò nel marzo 1916, risultando veloce e robusto benché meno agile dei biplani Nieuport e armato di una sola mitragliatrice. Ordinato in serie come Spad VII, fu costruito in circa 6.000 esemplari. Nel marzo 1917 volò lo Spad XIII, con due mitragliatrici e motore da 180 CV, costruito in circa 8.500 unità. 

Gli Spad furono usati da 26 diverse nazioni, compresa l’Italia, che dal 1917 al 1930 ne impiegò almeno 300 esemplari presso numerosi reparti operativi e scuole di volo. La loro assegnazione alla 91a Squadriglia Caccia ne ha favorito l’identificazione con i più celebri piloti italiani, da Baracca a Piccio (24 vittorie), Ruffo di Calabria (20), Ranza (17), Olivari (12) e Sabelli (5). 

 

Esemplare

In Fase di Immatricolazione

 

Storia dell’esemplare

Giancarlo Zanardo ha avviato la costruzione dello Spad XIII nel 2006 utilizzando i disegni Replicraft preparati dal costruttore americano Jim Kiger, sospendendolo però per completare il Caproni Ca.3. Quando sarà pronto, questo Spad sarà l’unico volante in Italia e sostituirà l’I-GIAG costruito da Zanardo nel 2006-2007 per il Museo del Piave di Vas, dove è oggi esposto in forma statica dopo tre anni di attività di volo.

La sigla R indica le modifiche apportate rispetto all’originale francese. Si tratta principalmente della fusoliera a traliccio rigido (anziché con tiranti metallici), della sostituzione del motore Hispano Suiza 8Ba con un Lycoming O-360-1A1 da 180 CV a quattro cilindri contrapposti il cui minor peso ha comportato l’allungamento del muso di 25 cm per mantenere il centraggio, dell’adozione di un’elica metallica.

 

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Caproni Ca.33Z (1914)

  • Sabato, 04 Maggio 2013 19:19
  • Scritto da

Informazioni generali

Il Caproni Ca.3 è stato il primo bombardiere strategico della storia dell’aviazione.

Concepito nel 1913 dall’ing. Gianni Caproni (1886-1957) in risposta ai concetti operativi del magg. Giulio Douhet (1869-1930), il Ca.3 fu uno dei più grandi aerei dei suoi tempi. Si trattava di un biplano a travi di coda con gondola centrale per l’equipaggio, propulso da tre motori con potenza complessiva da 260 CV (sul prototipo) a 450 CV (sulle ultime serie produttive. Il prototipo fu portato in volo il 20 novembre 1914 da Emilio Pensuti. Durante la Prima guerra mondiale equipaggiò molte squadriglie italiane. Gabriele D’Annunzio vi effettuò numerose missioni in equipaggio con i piloti Maurizio Pagliano e Luigi Gori.

Fu prodotto fino al 1925 in circa 750 esemplari, compresi 89 in Francia, e restò in servizio in Italia nel ruolo addestrativo fino al 1934 circa.

 

Esemplare

I-ZANA

 

Storia dell’esemplare

Il Ca.3 attualmente in fase di completamento sarà l’unico bombardiere della Prima guerra mondiale in condizioni di volo e il più grande aereo di costruzione amatoriale mai realizzato in Italia.

La costruzione è stata avviata nel 2008 sulla base della documentazione tecnica fornita dalla famiglia Caproni e da rilievi sugli esemplari originali. 

È dotato di tre motori automobilistici Ford 300 a sei cilindri in linea, modificati per uso aeronautico e muniti di riduttore.

 

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Jurca MJ-77 Mustang Gnatsum (1975)

  • Sabato, 04 Maggio 2013 19:18
  • Scritto da

Informazioni generali

Lo Jurca MJ-77 è una riproduzione del caccia statunitense North American P-51D Mustang, costruito in oltre 15.000 esemplari e considerato uno dei migliori aerei in assoluto della Seconda guerra mondiale. Il nome Gnatsum è Mustang letto al contrario.

La sigla MJ indica il francese Marcel Jurca (1921-2001), uno dei padri delle costruzioni aeronautiche amatoriali e autore di ben 27 tipi di velivoli a partire dal 1951. Il progetto MJ-77 prevede una struttura interamente in legno in scala 80% e una gamma di motori dai 200 ai 400 cavalli di potenza. 

In Francia, Stati Uniti, Canada e Italia ne sono stati costruiti una dozzina, il primo dei quali ha volato nel 1975.

 

Esemplare

I-MUST

 

Storia dell’esemplare

Questo MJ-77 è stato costruito da Giancarlo Zanardo e si è aggiudicato il Trofeo Rotondi 2006 quale miglior costruzione amatoriale in Italia.

Quando il progetto fu avviato, nel 1993, ne erano stati completati meno di cinque esemplari. Secondo la normativa tecnica l’MJ-77 fu pertanto considerato un prototipo e assoggettato a un iter burocratico molto complesso. La mancanza di disegni dettagliati, in particolare per impianti e sistemi, prolungò ulteriormente la costruzione, che ha assorbito circa 25.000 ore di lavoro nell’arco di dodici anni. Il motore è uno Chevrolet V-8 da 5,7 litri di derivazione automobilistica, munito di riduttore e azionante un’elica tripala.

Il primo volo ha avuto luogo l’8 febbraio 2006. 

 

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Fokker DR.1M (1917)

  • Sabato, 04 Maggio 2013 19:16
  • Scritto da

Informazioni generali

Il triplano da caccia Fokker DR.I è uno dei più famosi aerei della storia perché utilizzato dal “Barone Rosso” Manfred von Richthofen, il maggior asso della Prima guerra mondiale, che vi colse 19 delle sue 80 vittorie e vi trovò la morte il 21 aprile 1918.

Progettato da Anthony Fokker (1890-1939), aveva la fusoliera in tubi d’acciaio saldati, ali in legno con struttura a sbalzo e rivestimento in tela. Il motore era un rotativo Oberursel UR.II da 110 CV e l’armamento era di due mitragliatrici fisse anteriori. Il prototipo V5 volò il 5 luglio 1917.

Benché molto amato da Richthofen per la sua agilità, il DR.1 era di difficile pilotaggio e complessivamente inferiore al biplano Fokker D.VII. Ne furono perciò prodotti soli 320 esemplari, impiegati esclusivamente sul fronte francese. Di questi, almeno otto furono usati da Richthofen con livrea in tutto o in parte rossa.

 

Esemplare

I-LYNC

 

Storia dell’esemplare

Questo Fokker Dr.1 è l’unico volante in Italia.

È stato costruito nel 1984-86 da Giancarlo Zanardo con oltre 4.500 ore di lavoro, utilizzando i disegni preparati dal costruttore americano Ron Sands. La sigla M indica le modifiche apportate rispetto all’originale tedesco, compresa la sostituzione del motore rotativo con un Lycoming O-320-3D da 150 CV a quattro cilindri contrapposti il cui minor peso ha comportato l’allungamento del muso per mantenere il centraggio.

Ha effettuato il primo volo il 19 giugno 1986. È ospite frequente delle manifestazioni aeree italiane e nell’agosto 1989 ha effettuato il raid San Pelagio-Vienna-Pescara nel 70° anniversario del volo su Vienna di Gabriele D’Annunzio. È verniciato in rosso in omaggio a von Richthofen.

 

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De Havilland DH.82A Tiger Moth (1931)

  • Sabato, 04 Maggio 2013 19:15
  • Scritto da

Informazioni generali

Il Tiger Moth è uno dei più celebri aerei di tutti i tempi, utilizzato per addestramento fino al 1959 dalla Royal Air Force britannica e da quelle delle sue colonie. 

Caratterizzato da carrello fisso e abitacolo biposto in tandem, fu progettato da Geoffrey De Havilland quale evoluzione per addestramento militare del DH.60, dal quale differiva per la fusoliera in tubi metallici (anziché in legno) e le ali a freccia (anziché diritte). Il prototipo, propulso da un motore Gipsy III da 120 CV, volò il 26 ottobre 1931. La versione definitiva DH.82A montava il Gipsy Major III da 130 CV, costruita in 5.760 esemplari. La produzione complessiva fu di 8.611 unità, dei quali 2.903 su licenza in Canada, Australia e altri paesi. 

Avendo formato decine di migliaia di piloti presso 38 aeronautiche militari del mondo, dopo la Seconda guerra mondiale trovò una seconda giovinezza presso aero club e privati. Nel 2009 ne esistevano ancora più di mille. In Italia, dove non ebbe mai uso militare, ne sono presenti alcuni esemplari importati a partire dal 1958.

 

Esemplare

I-GATO

 

Storia dell’esemplare

Questo DH.82A è il primo aereo della Jonathan Collection e il più vecchio Tiger Moth volante in Italia.

È stato costruito nel 1941 dalla Morris Motors con numero di costruzione 85253. Fino al 1953 è stato utilizzato dalla RAF con matricola DE193 presso le scuole di volo di Peterbrough, Wolverhampton, Fairoaks e Digby, nonché presso il London University Air Squadron. Ceduto sul mercato civile nel 1953, fu acquistato nel 1959 dall’Aero Club Vicenza che lo immatricolò I-GATO. Passò poi all’Ae.C. Vergiate (1967), a Claudio Balzarotti (1969) e all’Ae.C. Belluno (1976).

Acquistato nel 1977 da Giancarlo Zanardo, è stato protagonista di infinite manifestazioni aeree, di un giro aereo d’Italia (1985) e di due raid Italia-Inghilterra (1987 e 1989). 

 

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